Un rito del fuoco in Brianza
Il fantoccio antropomorfo di paglia e stracci che viene bruciato è un rito agrario antichissimo e diffuso in tutta Europa. Il significato comune è quello dell’eliminazione di tutto ciò che è vecchio e legato all’anno passato, e la tradizione in Brianza vuole che la Festa–Rito venga celebrata nell’ultimo giovedì di gennaio, mese da cui, probabilmente, ha origine il nome: Giove (gennaio) Giöbia, Giubiana. Non si tratta di una strega e neppure è parente della befana, anche se come lei è vecchia e vestita di nero; questa portatrice di dolciumi e carbone, quella capro espiatorio di eventi da cancellare. La Giubiana da Canz si distingue dalle altre varianti (di Brianza e non solo, come la Gioebiana trentina o l’Anguana bellunese) per il suo rapporto col mondo della Natura e il ritmo delle Stagioni, e durante lo svolgersi dell’evento una serie di simbologie fanno riferimento, secondo l’antico principio alchemico–medievale, ai quattro elementi primordiali: Fuoco, Terra, Acqua, Aria. Infine la gamba rossa, l’aspetto più suggestivo e terrificante del personaggio, che è rossa, appunto, come le forze vitali primordiali, le quali ciclicamente ci condannano alla morte per riconsegnarci alla vita.
A cura de La Cumpagnia di Nost.











































Fotografie e Video di Manuel Schiavi
A Canzo ho avuto anche la preziosa occasione di visitare l’Esposizione Etnica Permanente allestita presso la bellissima Sala Roscio di VILLA MEDA. Una collezione di reperti etnografici raccolti in varie parti del mondo dal Dott.re Aldo Lo Curto e donata al Comune. Riporto di seguito alcune fotografie della mostra.
















Esposizione etnica permanente
di CANZO